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Sicurezza sul lavoro, prova del reato ed adeguamento alle prescrizioni amministrative ex D. Lgs. 81/08

La sentenza 36183/2023 della Corte di Cassazione si è pronunciata sul ricorso proposto dal datore di lavoro di una srl condannato per aver messo a disposizione dei dipendenti attrezzature e impianti non conformi ai requisiti di sicurezza.

La difesa del ricorrente contestava – in estrema sintesi – il giudizio sulla sussistenza del reato in quanto era stata fornita la prova che gli impianti fossero conformi e che l’imputato avesse agito nella consapevolezza di aver realizzato un impianto sicuro e salubre.

I giudici della Suprema Corte hanno ritenuto fondato tale motivo affermando che:

«ritiene il Collegio che la motivazione della sentenza impugnata in punto di giudizio di responsabilità non sia immune da censure. Il Tribunale, infatti, ha sostanzialmente ritenuto superfluo approfondire il tema della colpevolezza dell'imputato, in ragione del fatto che le prescrizioni impartite dai verbalizzanti erano state rispettate, ma tale circostanza non può essere ritenuta pregnante ai fini del giudizio sulla configurabilità del reato, non potendo attribuirsi all'adeguamento delle prescrizioni una sorta di valenza confessoria.

La procedura amministrativa di regolarizzazione delle infrazioni
, infatti, attiene a un ambito distinto da quello volto all'accertamento sulla sussistenza del reato, per cui dall'espletamento della prima non può farsi automaticamente discendere la prova della fattispecie contestata, tanto è vero che l'esercizio dell'azione penale è ritenuto dalla giurisprudenza di legittimità non condizionato dagli esiti del procedimento di sanatoria delle irregolarità riscontrate in sede ispettiva (cfr. in termini, ex multis, Sez. 3, n. 7678 del 13/01/2017, Rv. 269140).

Deve pertanto ritenersi che l'omessa risposta del Tribunale alle deduzioni del consulente tecnico della difesa integri una lacuna motivazionalecensurabile in questa sede, non essendosi la sentenza impugnata confrontata con i temi introdotti dalla difesa mediante il supporto del proprio consulente, temi attinenti alla sussistenza del reato, che non erano superati dal fatto che l'imputato aveva fatto ricorso alla procedura di regolarizzazione delle violazioni, per cui, a fronte degli argomenti tecnici proposti e a prescindere dalla scelta di M. di dare corso alla sanatoria, sarebbe stato necessario verificare la plausibilità della differenze tesi difensiva rispetto alla contraria ricostruzione accusatoria
».
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